CENTRO STORICO Comune di Montechiarugolo PR
Concorso nazionale di idee per la riqualificazione degli spazi pubblici del centro storico
Gruppo: arch. Valerio Testa (capogruppo) con arch. Silvio A. Petronella, arch. Filippo F. Pizzamiglio, arch. Luca Riva, arch. Maria Luchetta (consulente)
Anno: 2004
Anno: 2004
L’illustre passato di Montechiarugolo non può che stimolare le proposte di riqualificazione che, evidentemente, non si possono limitare ad un lifting estetico, ma devono puntare su di un ruolo ancora più incisivo nel territorio Parmense del Borgo Medievale. Il tutto, ovviamente, senza perdere di vista la fattibilità dell’intervento.
Risulta evidente come negli ultimi anni le amministrazioni che si sono succedute, abbiano già intrapreso la strada della valorizzazione turistica, attraverso una serie di iniziative ed eventi indirizzati a rivitalizzare il Borgo, come ad esempio l’inserimento nei circuiti di valenza provinciale e interprovinciale (Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli, Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, Circuito dei Castelli e delle Corti Reggiane, ecc.) o la promozione delle pedonalizzazioni serali estive del Borgo, con la contemporanea presenza di un mercato dei prodotti naturali e biologici, accompagnato da eventi e spettacoli.
Ora, però, Montechiarugolo si trova a dover fare il salto di qualità nella riqualificazione urbanistico-architettonica del Borgo che si presenta con un elevato potenziale da valorizzare maggiormente.
UNA GIORNATA A MONTECHIARUGOLO
Affrontare un concorso di idee riguardanti un intero centro abitato comporta la necessità di individuare in poco tempo quelle che possono essere le problematiche o le potenzialità espresse dal luogo. Alcune di queste possono risultare alquanto evidenti, altre motivabili più o meno razionalmente o storicamente e altre forse si percepiscono solo istintivamente.
Durante il primo sopralluogo l’arrivo a Montechiarugolo è stato segnalato dalla vista in lontananza del Castello, ma mentre ci si accingeva ad entrare nel Borgo, a fatica si è percepita la presenza delle mura, un po’ per la presenza della vegetazione e un po’ per la presenza di edifici costruiti in quello che storicamente era il “fossato”. Ci siamo trovati quindi in paese, senza aver avuto la sensazione di entrare e li, forse per la presenza di un notevole numero di automobili parcheggiate disordinatamente o per una pavimentazione anonima e sconnessa, non si è avuto l’idea di essere in un posto speciale, ma poi ecco il Castello, che nella sua imponenza e bellezza, consente una più facile lettura della struttura del Borgo ridimensionandolo agli occhi del passante che viene stimolato a percorrere a piedi le strade limitrofi, in modo da poter scoprire angoli particolarmente suggestivi ed accoglienti.
Ciò che rende ancora più accoglienti i luoghi, è la straordinaria cordialità mostrata dagli abitanti. Si è avuta la sensazione di essere accolti come ospiti nel salotto di casa e, cosa strana, questa sensazione è stata particolarmente accentuata quando si sono percorse le strade e le piazze all’interno delle mura, come se esistesse un dentro e un fuori.
Sembrava quasi che gli spazi pubblici, ricadenti all’interno delle mura, fossero vissuti come un tutt’uno, in continuità, con la propria abitazione, una piazza continua sulla quale l’abitazione vi si affaccia direttamente. La sensazione è stata che le mura facessero sentire la loro protezione alle persone che vivono al loro interno. Tutto questo ha fatto crescere la convinzione che il progetto non potesse che nascere attraverso un dialogo e un confronto con gli abitanti.
Infine, finita la visita a Montechiarugolo, si voleva cogliere l’occasione per acquistare dell’ottimo Parmigiano Reggiano, del prosciutto, del vino, oppure visitare una Rocca o un Castello nelle vicinanze, ma questo è risultato difficile per la scarsa conoscenza dei posti e per l’assenza di una struttura divulgativa che aiuti il turista (del fine settimana) a consultare le molteplici mete, che il territorio circostante propone, al fine di scegliere la propria. Il tutto si è aggiunto al fatto di non poter visitare il Castello, in quanto di proprietà privata e quindi visitabile solo in date precise, e non avere il modo di farlo anche solo virtualmente.
Giornata comunque fondamentale per indirizzare emotivamente le scelte progettuali che poi sono state valutate razionalmente e storicamente.
LE SCELTE PROGETTUALI
Le scelte progettuali sono quindi nate sul luogo, attorno ai punti precedentemente descritti, infatti una delle prime idee è stata proprio quella di liberare le mura da ostacoli che ne impediscono la visione complessiva e qualificare il fossato attraverso un uso più nobile che non sia quello di essere utilizzato come rampa d’accesso ai box. Si propone infatti che attraverso la sua riqualificazione possa essere utilizzato come sede del mercato settimanale riprendendo una tradizione per Montechiarugolo e cioè il mercato del giovedì. Per fare ciò è necessario intervenire nella trasformazione del Piazzale del Sagrato, con un duplice obiettivo e cioè da una parte collegare il borgo con il sottostante fossato e dall’altra, attraverso l’occupazione del sedime di via Solari, catturare lo sguardo del passante. Si tratta di un ideale ponte levatoio che unisce il borgo con la viabilità di grande transito. E’ tuttavia un collegamento solo visivo, per chi si trova a percorrere via Solari in macchina, in quanto si propone di invertire l’attuale senso di percorrenza del Borgo ripristinando l’antico ingresso da via Roma.
La realizzazione poi di due autorimesse interrate per i residenti, all’esterno delle mura e precisamente a nord e a sud, con conseguente realizzazione dei parcheggi in superficie per i visitatori e istituzione della Zona a Traffico Limitato per l’intero Borgo, consente di liberare le vie dalla costante presenza di autovetture parcheggiate.
Questo facilita lo sviluppo di un’altra idea fondamentale della proposta che è quella di realizzare una piazza continua, non solo legata all’accoglienza e all’ospitalità degli abitanti, ma anche alla percezione degli spazi, dell’architettura e dei materiali.
I materiali previsti per il rifacimento della pavimentazione sono il porfido in cubetti o lastre e l’acciotolato, che riprende l’antica pavimentazione del Borgo. E’ previsto l’utilizzo dei cubetti, nella parte carrabile, interrotti da fasce di acciotolato posate ad intervalli sempre più stretti con l’avvicinarsi al Castello e questo è lo spazio che si propone di utilizzare per i mercatini serali estivi, mentre le lastre sono previste per le aree che normalmente saranno esclusivamente pedonali e che in occasione delle varie manifestazioni possono permettere spettacoli, momenti di aggregazione, mostre e musica.
Quest’ultima pavimentazione crea un sistema continuo di spazi che unisce in un unico percorso il Piazzale del Sagrato, Piazza San Quintino, la piccola e intima piazzetta, dove ci siamo più volte immaginati seduti a un tavolino mangiando un gelato o a giocare a carte, passando dalla Piazza del Comune che acquista vigore e personalità. Al posto degli attuali gradini di ingresso al Comune, raccordati con una anonima rampa, prende vita un unico piano inclinato che dall’ingresso recupera la quota della piazza lungo tutta la sua estensione. Ai lati: da una parte vasi (panchine) che contengono alberi e creano l’occasione per una piacevole sosta intervallando gradoni che recuperano di volta in volta il dislivello; d’altra i tre gradini originali si dilatano lungo la piazza e alla fontana attuale prendono posto, ai piedi di ogni gradino, una fila di getti d’acqua che ricadono su fondi inaspettati di pietra nei quali inevitabilmente i bambini si butteranno regalandosi e regalandoci momenti di gioia. L’acqua vivacizzata ogni volta dai ritmi differenti andrà poi a nascondersi all’interno di canaline poste a ridosso del gradino successivo, evitando così ogni tipo di ristagno d’acqua. Gli zampilli a raso e illuminati a pavimento renderanno utilizzabile tale spazio anche in mancanza del getto d’acqua eliminando così ogni tipo di manutenzione o gestione di possibili vasche. Il sistema di piazze continua e ci porta verso l’ingresso del Castello, cambia scenario, il Castello si mostra in tutta la sua imponenza e lo spazio dilatato da un’unica pavimentazione ci consente un ulteriore momento di vita mangiando seduti a un tavolo o bevendo un caffè sulla piazza terrazzo, sul fossato del Castello.
A questo punto la pavimentazione si interrompe e ci raggiunge un nuovo percorso, ormai siamo arrivati all’ingresso del Castello cinto ancora dalle sue mura, non sempre visitabile, sembra inaccessibile, ma la sua presenza è fondamentale “al Partenone i congressi venivano tenuti fuori, con l’edificio come sfondo, ma il tempio c’era, rassicurante e maestoso”, così il Castello domina e armonizza il territorio e il Borgo. Ma l’inaccessibilità ci lascia insoddisfatti, stimola e blocca contemporaneamente la curiosità e la sete di conoscenza, a tratti la voglia, il desiderio di demolire quel tratto di mura che ci impediscono di entrare. Si aggiunge allora un straordinario anello mancante alla catena: un nostro spazio, dei cittadini, dei visitatori, vivibile esterno e interno dove rappresentare e rappresentarsi, promuovere eventi culturali e artistici, un dentro e fuori senza mai capirne il limite. Ed ecco prendere forma uno spazio che è definito dall’aprirsi simbolico delle mura che attraverso l’integrazione spaziale tecnologica, oltre che espressiva, ci permette di accedere ad una struttura dove è possibile visitare virtualmente il Castello, in questo modo “CERCANDO LA FATA” sarà possibile conoscere ogni angolo del Castello. Un sistema rivolto a scoprire e conoscere che potrebbe essere esteso a tutti i castelli della zona, in modo da facilitare la scelta di quale visitare realmente. Si tratta quindi di un polo informativo rivolto a introdurre il turista alla conoscenza del territorio Parmense aiutandolo a scegliere le mete culturali e culinarie.
Un altro elemento caratterizzante l’intervento è il sistema del verde organizzato in modo tale da mantenere quasi integralmente le alberature esistenti, integrandole con un nuovo “filare” che tende ad unire ulteriormente la lettura delle tre piccole piazze previste tra via Roma e Piazza San Quintino. Le aiuole che li contengono sono pensate rialzate rispetto alla pavimentazione così che i bordi possano svolgere la funzione di panchine. Tali aiuole potrebbero inoltre essere date in gestione, ai privati stessi, magari innescando una vera competizione per la miglior gestione. Questa idea nasce dal fatto che passeggiando per il Borgo si può rilevare come spesso fuori dall’uscio di casa ci siano diversi vasi di fiori che denotano una innata cura del decoro urbano.
Non mancherà l’integrazione di luci e scenografie, in particolare sulle mura su strada, che quando ci saranno eventi potranno essere mirate creando un’atmosfera piena di vita, musica, colore.
Risulta evidente come negli ultimi anni le amministrazioni che si sono succedute, abbiano già intrapreso la strada della valorizzazione turistica, attraverso una serie di iniziative ed eventi indirizzati a rivitalizzare il Borgo, come ad esempio l’inserimento nei circuiti di valenza provinciale e interprovinciale (Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli, Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, Circuito dei Castelli e delle Corti Reggiane, ecc.) o la promozione delle pedonalizzazioni serali estive del Borgo, con la contemporanea presenza di un mercato dei prodotti naturali e biologici, accompagnato da eventi e spettacoli.
Ora, però, Montechiarugolo si trova a dover fare il salto di qualità nella riqualificazione urbanistico-architettonica del Borgo che si presenta con un elevato potenziale da valorizzare maggiormente.
UNA GIORNATA A MONTECHIARUGOLO
Affrontare un concorso di idee riguardanti un intero centro abitato comporta la necessità di individuare in poco tempo quelle che possono essere le problematiche o le potenzialità espresse dal luogo. Alcune di queste possono risultare alquanto evidenti, altre motivabili più o meno razionalmente o storicamente e altre forse si percepiscono solo istintivamente.
Durante il primo sopralluogo l’arrivo a Montechiarugolo è stato segnalato dalla vista in lontananza del Castello, ma mentre ci si accingeva ad entrare nel Borgo, a fatica si è percepita la presenza delle mura, un po’ per la presenza della vegetazione e un po’ per la presenza di edifici costruiti in quello che storicamente era il “fossato”. Ci siamo trovati quindi in paese, senza aver avuto la sensazione di entrare e li, forse per la presenza di un notevole numero di automobili parcheggiate disordinatamente o per una pavimentazione anonima e sconnessa, non si è avuto l’idea di essere in un posto speciale, ma poi ecco il Castello, che nella sua imponenza e bellezza, consente una più facile lettura della struttura del Borgo ridimensionandolo agli occhi del passante che viene stimolato a percorrere a piedi le strade limitrofi, in modo da poter scoprire angoli particolarmente suggestivi ed accoglienti.
Ciò che rende ancora più accoglienti i luoghi, è la straordinaria cordialità mostrata dagli abitanti. Si è avuta la sensazione di essere accolti come ospiti nel salotto di casa e, cosa strana, questa sensazione è stata particolarmente accentuata quando si sono percorse le strade e le piazze all’interno delle mura, come se esistesse un dentro e un fuori.
Sembrava quasi che gli spazi pubblici, ricadenti all’interno delle mura, fossero vissuti come un tutt’uno, in continuità, con la propria abitazione, una piazza continua sulla quale l’abitazione vi si affaccia direttamente. La sensazione è stata che le mura facessero sentire la loro protezione alle persone che vivono al loro interno. Tutto questo ha fatto crescere la convinzione che il progetto non potesse che nascere attraverso un dialogo e un confronto con gli abitanti.
Infine, finita la visita a Montechiarugolo, si voleva cogliere l’occasione per acquistare dell’ottimo Parmigiano Reggiano, del prosciutto, del vino, oppure visitare una Rocca o un Castello nelle vicinanze, ma questo è risultato difficile per la scarsa conoscenza dei posti e per l’assenza di una struttura divulgativa che aiuti il turista (del fine settimana) a consultare le molteplici mete, che il territorio circostante propone, al fine di scegliere la propria. Il tutto si è aggiunto al fatto di non poter visitare il Castello, in quanto di proprietà privata e quindi visitabile solo in date precise, e non avere il modo di farlo anche solo virtualmente.
Giornata comunque fondamentale per indirizzare emotivamente le scelte progettuali che poi sono state valutate razionalmente e storicamente.
LE SCELTE PROGETTUALI
Le scelte progettuali sono quindi nate sul luogo, attorno ai punti precedentemente descritti, infatti una delle prime idee è stata proprio quella di liberare le mura da ostacoli che ne impediscono la visione complessiva e qualificare il fossato attraverso un uso più nobile che non sia quello di essere utilizzato come rampa d’accesso ai box. Si propone infatti che attraverso la sua riqualificazione possa essere utilizzato come sede del mercato settimanale riprendendo una tradizione per Montechiarugolo e cioè il mercato del giovedì. Per fare ciò è necessario intervenire nella trasformazione del Piazzale del Sagrato, con un duplice obiettivo e cioè da una parte collegare il borgo con il sottostante fossato e dall’altra, attraverso l’occupazione del sedime di via Solari, catturare lo sguardo del passante. Si tratta di un ideale ponte levatoio che unisce il borgo con la viabilità di grande transito. E’ tuttavia un collegamento solo visivo, per chi si trova a percorrere via Solari in macchina, in quanto si propone di invertire l’attuale senso di percorrenza del Borgo ripristinando l’antico ingresso da via Roma.
La realizzazione poi di due autorimesse interrate per i residenti, all’esterno delle mura e precisamente a nord e a sud, con conseguente realizzazione dei parcheggi in superficie per i visitatori e istituzione della Zona a Traffico Limitato per l’intero Borgo, consente di liberare le vie dalla costante presenza di autovetture parcheggiate.
Questo facilita lo sviluppo di un’altra idea fondamentale della proposta che è quella di realizzare una piazza continua, non solo legata all’accoglienza e all’ospitalità degli abitanti, ma anche alla percezione degli spazi, dell’architettura e dei materiali.
I materiali previsti per il rifacimento della pavimentazione sono il porfido in cubetti o lastre e l’acciotolato, che riprende l’antica pavimentazione del Borgo. E’ previsto l’utilizzo dei cubetti, nella parte carrabile, interrotti da fasce di acciotolato posate ad intervalli sempre più stretti con l’avvicinarsi al Castello e questo è lo spazio che si propone di utilizzare per i mercatini serali estivi, mentre le lastre sono previste per le aree che normalmente saranno esclusivamente pedonali e che in occasione delle varie manifestazioni possono permettere spettacoli, momenti di aggregazione, mostre e musica.
Quest’ultima pavimentazione crea un sistema continuo di spazi che unisce in un unico percorso il Piazzale del Sagrato, Piazza San Quintino, la piccola e intima piazzetta, dove ci siamo più volte immaginati seduti a un tavolino mangiando un gelato o a giocare a carte, passando dalla Piazza del Comune che acquista vigore e personalità. Al posto degli attuali gradini di ingresso al Comune, raccordati con una anonima rampa, prende vita un unico piano inclinato che dall’ingresso recupera la quota della piazza lungo tutta la sua estensione. Ai lati: da una parte vasi (panchine) che contengono alberi e creano l’occasione per una piacevole sosta intervallando gradoni che recuperano di volta in volta il dislivello; d’altra i tre gradini originali si dilatano lungo la piazza e alla fontana attuale prendono posto, ai piedi di ogni gradino, una fila di getti d’acqua che ricadono su fondi inaspettati di pietra nei quali inevitabilmente i bambini si butteranno regalandosi e regalandoci momenti di gioia. L’acqua vivacizzata ogni volta dai ritmi differenti andrà poi a nascondersi all’interno di canaline poste a ridosso del gradino successivo, evitando così ogni tipo di ristagno d’acqua. Gli zampilli a raso e illuminati a pavimento renderanno utilizzabile tale spazio anche in mancanza del getto d’acqua eliminando così ogni tipo di manutenzione o gestione di possibili vasche. Il sistema di piazze continua e ci porta verso l’ingresso del Castello, cambia scenario, il Castello si mostra in tutta la sua imponenza e lo spazio dilatato da un’unica pavimentazione ci consente un ulteriore momento di vita mangiando seduti a un tavolo o bevendo un caffè sulla piazza terrazzo, sul fossato del Castello.
A questo punto la pavimentazione si interrompe e ci raggiunge un nuovo percorso, ormai siamo arrivati all’ingresso del Castello cinto ancora dalle sue mura, non sempre visitabile, sembra inaccessibile, ma la sua presenza è fondamentale “al Partenone i congressi venivano tenuti fuori, con l’edificio come sfondo, ma il tempio c’era, rassicurante e maestoso”, così il Castello domina e armonizza il territorio e il Borgo. Ma l’inaccessibilità ci lascia insoddisfatti, stimola e blocca contemporaneamente la curiosità e la sete di conoscenza, a tratti la voglia, il desiderio di demolire quel tratto di mura che ci impediscono di entrare. Si aggiunge allora un straordinario anello mancante alla catena: un nostro spazio, dei cittadini, dei visitatori, vivibile esterno e interno dove rappresentare e rappresentarsi, promuovere eventi culturali e artistici, un dentro e fuori senza mai capirne il limite. Ed ecco prendere forma uno spazio che è definito dall’aprirsi simbolico delle mura che attraverso l’integrazione spaziale tecnologica, oltre che espressiva, ci permette di accedere ad una struttura dove è possibile visitare virtualmente il Castello, in questo modo “CERCANDO LA FATA” sarà possibile conoscere ogni angolo del Castello. Un sistema rivolto a scoprire e conoscere che potrebbe essere esteso a tutti i castelli della zona, in modo da facilitare la scelta di quale visitare realmente. Si tratta quindi di un polo informativo rivolto a introdurre il turista alla conoscenza del territorio Parmense aiutandolo a scegliere le mete culturali e culinarie.
Un altro elemento caratterizzante l’intervento è il sistema del verde organizzato in modo tale da mantenere quasi integralmente le alberature esistenti, integrandole con un nuovo “filare” che tende ad unire ulteriormente la lettura delle tre piccole piazze previste tra via Roma e Piazza San Quintino. Le aiuole che li contengono sono pensate rialzate rispetto alla pavimentazione così che i bordi possano svolgere la funzione di panchine. Tali aiuole potrebbero inoltre essere date in gestione, ai privati stessi, magari innescando una vera competizione per la miglior gestione. Questa idea nasce dal fatto che passeggiando per il Borgo si può rilevare come spesso fuori dall’uscio di casa ci siano diversi vasi di fiori che denotano una innata cura del decoro urbano.
Non mancherà l’integrazione di luci e scenografie, in particolare sulle mura su strada, che quando ci saranno eventi potranno essere mirate creando un’atmosfera piena di vita, musica, colore.